Disastro Stellantis - Giorni cocenti per l’industria automobilistica internazionale


Giorni cocenti per l’industria automobilistica: l’amministratore delegato del gruppo Stellantis, il portoghese Carlos Tavares, ha rassegnato le proprie dimissioni con non pochi mesi d’anticipo.
“Posso rassicurarvi che non c’è alcun legame tra le difficoltà riscontrate quest’anno e la data della mia andata in pensione a 68 anni”, ha dichiarato Tavares. Anche se analizzando questi 4 anni di amministrazione si può facilmente comprendere come i grossi fallimenti del colosso automobilistico franco-italiano (più franco che italiano) abbiano spinto l’AD a licenziarsi.
Già mesi fa si vociferava che Tavares fosse vicino all’età pensionabile, tant’è che i vertici Stellantis avevano già pensato di sostituire il CEO portoghese con il francese Jean Philippe Imparato, amministratore delegato del brand Alfa Romeo e coordinatore della sezione dei veicoli commerciali del gruppo. Infatti, solo poche settimane fa Imparato era stato premiato (non si sa per cosa dato che il marchio del Biscione è uno tra i più in crisi dell’ex gruppo FCA) attraverso la nuova nomina a rappresentante del settore vendite in Europa. Tuttavia, dato che nessuno avrebbe mai pensato che Tavares si togliesse di mezzo da solo, considerando poi i danni che ha causato all’industria italiana, ora Stellantis si trova senza un rappresentante. Situazione che mette ancor più in pericolo il settore automotive in Europa, visto che le politiche industriali dettate dall’ex AD portoghese sono state fallimentari, facendo perdere nel terzo trimestre del 2024 ben il 30% dei ricavi e il 20% di vendite.
“Il successo di Stellantis sin dalla sua creazione si è basato su un perfetto allineamento tra gli azionisti di riferimento, il Consiglio e il CEO. Tuttavia, nelle ultime settimane sono emerse vedute differenti che hanno portato il Consiglio e il CEO alla decisione di oggi”, ha detto il Senior Indipendent Director di Stellantis, Henri de Castries. La domanda però che dovremmo porci è: quale sarebbe questo “successo” di cui tanto si vanta il nostro Henri? Dal 2021, anno di fusione tra i francesi di PSA e gli italiani di FCA, gli unici che realmente ci hanno guadagnato non solo sono stati i brand automobilistici d’oltralpe, ma anche la famiglia Agnelli che in tutto questo tempo non si è ancora fatta viva. Tant’è che i ministri italiani hanno chiesto il prima possibile un’interrogazione parlamentare all’imprenditore e proprietario del gruppo Stellantis, John Elkan, per mettere in chiaro il fatto che l’Italia ci sta perdendo sotto ogni punto di vista.
Per ricapitolare come le politiche Stellantis abbiano influito sulle vendite delle automobili italiane, basta dire che la FIAT ha tutt’ora una quota di mercato sotto il 10% e una diminuzione di vendite del 41%, venendo superata addirittura dai giapponesi del gruppo Toyota/Lexus.
Se tornassimo indietro tra il 1997 ed il 2006, potremmo vedere che l’Alfa Romeo vendeva una media di oltre 67 mila auto all’anno (trattando della sola Alfa Romeo 156). Oggi il marchio milanese non arriva ai 60 mila ordini annuali con una gamma di 4 modelli: Giulia, Stelvio e Tonale (prodotte in Italia negli stabilimenti di Cassino e Pomigliano d’Arco) e Junior (prodotta in Polonia a Tychi).
I vertici Stellantis hanno rassicurato il settore del automotive, garantendo di trovare un valido AD entro la prima metà del 2025. Come se un gruppo che perde azioni e vendite ogni ora si potesse permettere di aspettare 7 mesi ora di avere una guida. Questo lo hanno sottolineato anche i migliaia di dipendenti dell’ex gruppo FCA in Italia che negli stabilimenti di Pomigliano d’Arco, dove vengono prodotte la FIAT Panda e l’Alfa Tonale, e di Mirafiori, dove viene prodotta la FIAT 500 Elettrica, sono in sciopero da giorni, definendo tutto ciò una grossa e inaccettabile presa in giro. Molti di loro sicuramente si troveranno la lettera di licenziamento sotto l’albero di Natale, per non considerare quelli che sono già stati licenziati nel corso di questi quasi 4 anni.
L’Italia è dal 2021 che ha perso tra i più importanti marchi automobilistici che hanno rappresentato il Made in Italy nel mondo, scrivendo una parte della storia del nostro paese. Stiamo parlando di Maserati, Fiat, Abarth, Alfa Romeo e Lancia. Marchi che per molti oggi possono essere solo dei badge posti sulle calandre e sui cofani di alcuni mezzi di trasporto, ma che per i veri appassionati sono un pezzo d’Italia, il cuore del settore automobilistico mondiale che ha insegnato a tutti come si costruiscono le auto trasmettendo passioni, emozioni, suoni e vibrazioni indimenticabili. Ma cosa può interessare tutto ciò a Tavares? Tanto a lui importa solo la buona uscita di 100 milioni di euro (quanto lo stipendio mensile di 58 mila dipendenti), lasciando a noi italiani un buco di miliardi di euro pagati dai contribuenti per finanziare un gruppo francese destinato a fallire a meno che non cambi rotta il prima possibile.
Il Gualto
L’immagine utilizzata per questo articolo è stata creata da Alessandro Di Marco per ANSA.
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