Fare musica con l'I.A.: scelta giusta o sbagliata?
Da un po’ di anni a questa parte, nella vita di tutti i giorni si sente parlare sempre di più di intelligenza artificiale (I.A.), utilizzata per vari e diversi scopi da molte persone, anche quotidianamente. Non è da poco che nella quotidianità l’ I.A. sia entrata in contatto con uno dei più influenti mondi che esistono sulla terra: la musica
La musica esiste da molto tempo, basti pensare che già in un periodo estremamente distante come il paleolitico si hanno tracce di questo aspetto dell’ uomo Con il passare del tempo la musica ha subito un’evoluzione grazie allo sviluppo della tecnologia per ottenere strumenti e possibilità migliori per suonare e grazie ai gusti musicali degli ascoltatori. Dagli anni ‘70 del XX secolo nella scena musicale viene introdotto un nuovo utilizzo della tecnologia elettronica e digitale, dando origine a nuovi generi. Negli ultimi anni la musica elettronica, o più semplicemente la musica generata al computer sta prendendo piede grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale, che semplifica l’arrangiamento musicale per molti artisti. Il maggiore problema dell’ I.A. è il fatto di “rubare” della musica già esistente per crearne della nuova, usando impropriamente come campioni delle canzoni già coperte dalla legge di copyright e prendendone spunto campionando delle sezioni di componimento, andando sia a causare problemi agli artisti a cui vengono rubate le creazioni, sia non creando nulla di puramente originale. Quindi nasce un dubbio: “La musica generata con IA si può effettivamente definire musica?”.
Oltre a causare quindi problemi anche economici a molti artisti, l’ I.A. viene supportata dalle grandi aziende che gestiscono lo streaming di musica nel mondo, le quali mirano solamente ad arricchirsi sempre di più e che avendo quindi delle proprie band composte dall’ intelligenza artificiale, non devono pagare band o artisti singoli che creano musica, facendo tornare i soldi che investono nell’ I.A. nelle loro mani. Ciò finisce per sminuire l’importanza di artisti che potrebbero rendersi unici cambiando la scena musicale, costringendoli a fornire solamente nuovi spunti per i complessi I.A. . Un esempio di questo genere di band sono i “The Velvet Sundown”, una band che ha affermato recentemente in un’intervista al sito “Rolling stone” di utilizzare l’intelligenza artificiale per scrivere le proprie canzoni. E pensare che hanno addirittura 255.249 ascoltatori mensili solamente su spotify.
Non dico che generare la musica con I.A. sia una scelta del tutto sbagliata e dal momento che l’ I.A. è una fonte molto accessibile, vuol dire che chiunque può raggiungere la fama grazie ad una macchina ma non sono personalmente d’accordo sul fatto di affidarsi solo ad un computer per generare musica.
Supportare o meno gli artisti che usufruiscono dell’ I.A. , in fin dei conti, sta soltanto a noi ascoltatori. Ma volendo, perchè non provare a fare noi un po’ di musica?
L’immagine utilizzata per questo articolo è pubblicata su TheJingleWriter.
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