I monuments men


Nell’ultimo articolo vi ho accennato la storia di persone che, durante la Seconda Guerra Mondiale, si prestarono a salvare il patrimonio storico e artistico europeo dalla sua inevitabile distruzione: ma chi sono esattamente queste persone?
I Monuments Men erano i componenti della task force militare “Monuments, Fine Arts and Archives” (MFAA) creata dagli alleati allo scopo di proteggere i beni culturali europei trafugati dai nazisti o, nel caso dei beni immobili, evitarne la distruzione. Si trattava di professori, storici, artisti e direttori di musei che aderirono all’iniziativa di Francis Henry Taylor, approvata dal presidente Franklin Delano Roosevelt in persona il 23 giugno 1943. Egli individuò e selezionò i più importanti esponenti dell’arte provenienti da 13 paesi del mondo, che sarebbero dovuti andare in Europa insieme ai vari eserciti alleati per proteggere i beni culturali a rischio saccheggio o distruzione.
Questo compito non era semplice ovviamente, poiché il salvataggio delle opere avveniva nel bel mezzo di un conflitto tra i due eserciti oppure si interveniva al termine delle battaglie e quindi si poteva procedere solamente con la ricerca di ciò che si era salvato. E’, ad esempio, da ricordare la massiccia distruzione dell’Abbazia di Montecassino nel Lazio, dove i Monuments Men italiani non poterono fare altro che osservare con i propri occhi le bombe americane che radevano al suolo l’imponente monumento millenario, distruggendo secoli e secoli di arte e storia. Montecassino è forse uno dei casi più emblematici delle distruzioni dei beni immobili europei, altri esempi sono i ponti di Firenze distrutti dai tedeschi in ritirata (eccetto Ponte Vecchio che per ordine di Hitler stesso non fu distrutto visto che lo aveva affascinato quando visitò la città), la Basilica di Santa Maria delle Grazie dove, senza l’intervento delle suore e dei milanesi, oggi non potremmo ammirare l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci e la Cattedrale di Aquisgrana che fu saccheggiata e bombardata dai tedeschi, che si appropriarono del preziosissimo Reliquiario di Carlo Magno e della veste della Vergine Maria.
Fortunatamente in alcune città si cercò di prevenire al meglio il saccheggio e la distruzione; a Parigi, ad esempio, l’allora direttore Jacques Jaujard ordinò l’imballaggio di tutte le opere presenti nel Museo del Louvre e il loro successivo spostamento presso luoghi sicuri come il Castello di Chambord nella Loira. Tuttavia non tutte le opere dei musei parigini furono evacuate in tempo, e i tedeschi se ne impossessarono e ne presero il controllo, il Museo Jeu de Paume in particolare fu usato come deposito dai soldati nazisti per catalogare le opere da spedire poi in Germania. Ad oggi si ricorda l’eccellente lavoro svolto dalla Monuments Men più importante, Rose Valland, che lavorava sia al servizio dei tedeschi come “catalogatrice” delle opere sia come spia al servizio dell’armata francese. Grazie al suo lavoro infatti fu semplice ritrovare le opere trafugate dai nazisti, avendo lei catalogato di nascosto ogni singola informazione quando lavorava al Jeu de Paume.
Per la task force la situazione si complicò a partire dal 19 marzo 1945 quando venne stipulato il Decreto Nerone da Hitler in persona. In quell’anno il Fuhrer si rese contò che la fine della Germania era vicina e voleva evitare che gli alleati riavessero le opere d’arte e usufruissero delle infrastrutture tedesche ubicate nei suoi territori; denotò quindi la distruzione di ponti, strade, infrastrutture e monumenti ubicati sia nei territori tedeschi che nei territori in ritirata, quali l’Italia. La distruzione dei già citati ponti di Firenze fu una conseguenza del decreto. Anche la Flakturm Friedrichshain ne è dimostrazione: era un complesso di tre torri che conteneva più di 400 opere d’arte, che vennero date alle fiamme non appena i russi si avvicinarono al complesso; all’interno di una delle tre torri vi era il Ritratto di Cortigiana di Caravaggio, splendido dipinto del pittore italiano che venne bruciato insieme a opere di Botticelli, Ghirlandaio, Rubens, Veronese e tanti altri. A seguito del Decreto Nerone si dovettero quindi accelerare i tempi di recupero delle opere saccheggiate e molte andarono perdute come il “Ritratto di giovane uomo” di cui vi parlavo nel precedente articolo.
Con la sconfitta della Germania il 7 maggio 1945 iniziò il periodo di ricerca delle opere nascoste dai nazisti (infatti in seguito al Decreto Nerone le opere sono state spostate da Berlino in diversi luoghi strategici scelti dai nazisti). Questi luoghi accolsero le opere provenienti dalla ormai conquistata Berlino, tuttavia la loro destinazione iniziale non era quella di deposito: ad esempio, la miniera di Altaussee era una miniera di sale, la miniera di Merkers era una sede di estrazione mineraria, la miniera di Siegen era una miniera di rame e il celeberrimo Castello di Neuschwanstein era una proprietà imperiale adibita a museo. Spesso non furono rispettati i giusti parametri per la conservazione delle opere e questo spiega, ad esempio, perché la “Ronda di notte” di Rembrandt presentava segni di muffa e umidità al momento del suo ritrovamento.
Tuttavia la maggior parte delle opere fu ritrovata proprio in questi depositi, come la Madonna di Bruges di Michelangelo trafugata dalla Cattedrale di Nostra Signora a Bruges, la Dama con l’ermellino di Leonardo, l’Astronomo di Vermeer, il polittico dell’Agnello Mistico di Van Eyck o la Corona del Sacro Romano Impero, che venne indossata giocosamente dal soldato americano Ivan Babcock che la trovò in una scatola insieme ad altre reliquie.
Con questo racconto ho voluto sottolineare l’eroismo di uomini e donne che si sono battuti nel corso di una tragica guerra per salvaguardare il patrimonio culturale di un intero continente, permettendoci oggi di poter ammirare dei capolavori che, non solo testimoniano il passaggio dell’uomo sulla terra, ma anche l’identità di un popolo che ha resistito al tentativo di essere eliminato. Questo per dire che dietro ad una semplice tela o alla più piccola delle sculture marmoree spesso si celano lo sforzo, l’impegno e la determinazione di artisti e cittadini che talvolta hanno sacrificato la vita per poter permettere a noi di godere di beni che simboleggiano e raccontano secoli e secoli di storia che, nel bene o nel male, ci hanno portato sino al giorno d’oggi.
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