Il bacio - In onore della festa di San Valentino e di tutti gli innamorati


In onore della festa di San Valentino e di tutti gli innamorati oggi vi parlerò di una delle opere più emblematiche di questa festività: “Il bacio” di Hayez.
“Il bacio” è un dipinto olio su tela datato 1859, attribuito a Francesco Hayez e conservato presso la Pinacoteca di Brera di Milano. Nonostante sia una delle opere più famose dell’arte moderna e del romanticismo (fine del XVIII secolo e gli inizi del XIX secolo) la scena raffigurata è ambientata in un contesto medievale e il dipinto stesso si ispira al periodo risorgimentale italiano, molto caotico e rivoluzionario.
La scena è per la maggior parte occupata da una parete marmorea sullo sfondo che termina a sinistra con una colonnina e un arco che affacciano su una scalinata buia dove è possibile osservare una figura oscura non identificata. In basso a destra sono presenti tre scalini mentre in alto a destra è possibile scorgere una parte di finestra tipica dei castelli, che rimanda all’ambientazione iniziale. I soggetti principali di questo dipinto sono i due giovani innamorati posti nel centro della scena, che si scambiano un bacio tanto appassionato quanto sensuale, quasi non volesse più terminare. Il giovane poggia la gamba sinistra sul primo gradino quasi ad indicare un cenno di fretta dato da una probabile imminente partenza e sfoggia un pugnale in una fondina, la donna stringe l’uomo con il braccio sinistro quasi non volesse lasciarlo andare, facendo percepire nostalgia e malinconia. Questa composizione usata da Hayez, con una scena del presente ambientata in un ambiente passato, era già stata sperimentata da Alessandro Manzoni, che ambientò il suo romanzo più famoso “I promessi sposi” nel ‘600 per evitare la censura asburgica. Quella di Hayez è una rappresentazione ancora più esplicita, avendo egli realizzato il dipinto verso la fine delle rivoluzioni risorgimentali e quindi in un periodo di minore censura artistica e letteraria.
I due giovani indossano abiti tipici del periodo medioevale, il giovane porta un mantello marrone, pantaloni rossi aderenti, scarpe semplici e un cappello con piume sulla testa; la donna veste un lungo abito azzurro di raso di seta che dona lucentezza al soggetto ed esalta le sue forme.
Questo dipinto può essere un simbolo di amore e passione ma sottende un intreccio di molteplici significati sottintesi. Tra tutti spicca quello della scelta cromatica di Hayez nelle tre diverse versioni del dipinto, che rimandano al patriottismo e alla storia del nostro paese: nella prima (1859) prevalgono l’azzurro celeste e il rosso che rimandano ai colori della bandiera francese per rendere omaggio alla nazione che fu alleata con l’Italia, ancora divisa in piccoli stati, tramite gli accordi stipulati tra Napoleone III e Camillo Benso conte di Cavour; nella seconda (1860) oltre all’azzurro celeste e al rosso prevalgono il verde del mantello del giovane e il bianco di un vestito adagiato sui gradini, quasi a simboleggiare la vicina ma non ufficiale Unificazione d’Italia; nella terza (1861), realizzata nell’anno dell’Unificazione d’Italia, i colori che prevalgono sono ben decisi: il rosso e il verde del giovane incontrano il bianco dell’abito della ragazza, grande variazione che rimanda al tricolore italiano.
Oltre al tema del patriottismo spicca ovviamente quello dell’amore e della passione che, come sempre, sovrastano ogni altro aspetto della vita. Hayez ci ricorda come, nel corso della storia, gli innamorati abbiano sempre trovato un modo per dichiararsi affetto, indipendentemente dalla condizione che stavano vivendo. Ad esempio, seppure opera di fantasia la vicenda di Romeo e Giulietta ci fa riflettere su come l’amore possa manifestarsi anche in condizioni sociali difficili, o possiamo pensare agli scambi di lettere nel corso delle grandi guerre, quando le donne cercavano di mantenere un contatto con i loro amati, attraverso una corrispondenza costante nonostante fossero inconsapevoli se i loro uomini sarebbero tornati oppure no.
È incredibile pensare come, a distanza di molti anni, nonostante le vie per dirsi un semplice “ti amo” siano cambiate adattandosi alle abitudini delle nuove generazioni, si sia preservata, comunque, quella verità di fondo legata all’amore per il/la proprio/a amato/a che ci porta anche oggi a “cercarsi” indipendentemente dalle situazioni esterne.
L’immagine utilizzata per questo articolo è un’opera di Francesco Hayez ed è pubblicata su WikiMedia con licenza CC0
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