Intervista ad Alessandro e Margherita

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Intervista ad Alessandro e Margherita

Il giorno mercoledì 30 aprile abbiamo intervistato Alessandro e Margherita, i collaboratori scolastici che si occupano della palestra.


Da quanti anni fate questo lavoro?

M: Da una ventina di anni, molti dei quali nel privato.
A: L’anno prossimo faccio i miei quarant’anni al Mapelli. Il Mapelli è nato nel 1986 insieme a me e ho avuto la fortuna di rimanere sempre qui.


Cosa vi piace di più di questo lavoro?

M: Il contatto con i ragazzi e con i docenti, oltre che il cercare di rendere la scuola sempre più agibile e bella.
A: Sono contento di voi ragazzi, il lavoro mi ha permesso di rimanere sempre giovane. Ho sempre avuto la passione, come Margherita, di migliorare l’ambiente dove siamo, anche se ultimamente sono molto deluso del lavoro scolastico.
M: Anche secondo me negli ultimi anni è diminuito l’entusiasmo da parte di tutti, sia docenti che studenti e personale ATA, ed è un peccato perché per noi la scuola è come una seconda casa e una grande famiglia.


Che cosa vi ha portato a fare questo lavoro?

M: Io ho sempre lavorato nel privato, in uno studio commercialista, poi essendo stata a casa ho accettato un po’ tutto e questa è stata l’occasione di entrare nel mondo della scuola, in cui ho proseguito fino ad ora. Anche se mi piaceva il mio lavoro da impiegata, sono felice di stare qui perché ho la possibilità di stare a contatto con voi giovani.
A: Infatti mi dicono spesso “Stando con loro non dimostri l’età che hai”. Siete come figli per noi, anche se a volte vi sgridiamo lo facciamo per il vostro bene. Per rispondere alla domanda, io vengo dal profondo nord e ho fatto un concorso in provincia di Milano, che ho vinto. Visto che mi incuriosiva il fatto che questa scuola stava nascendo, ho deciso di buttarmi e provare. Poi mi sono talmente affezionato che sono rimasto qui anche se avevo l’occasione di andarmene. Ero innamorato del Mapelli … mi ha rovinato!


Che rapporto avete con i ragazzi, i professori e i colleghi?

M: Mh… Rispondi prima tu…
A: Come dicevo prima, il rapporto con i ragazzi è da padre-figlio. Vi difendo, vi appoggio volentieri anche contro i docenti. Il rapporto con gli insegnanti stando in palestra è più facile, essendo noi a contatto con solo sei/sette professori, mentre nell’altro edificio hanno a che fare con centoventi di loro. Qua siamo come una grande famiglia. Con i colleghi è meglio scappare… No scherzo, essendo il più anziano guai a chi me li tocca. Se c’è bisogno contro il preside vado a fare la guerra. Ovviamente non si può andare d’accordo con tutti, ma facendo il sindacalista e trovandomi a girare per altre scuole ho visto situazioni peggiori: questa è come un’isola felice, altrimenti sarei scappato già da un po’.
M: Anche io mi vedo come se fossi una vostra parente, più che una mamma però (non ho più l’età) mi considero come una zia, che difende i nipoti in caso di ingiustizie. Con i docenti, qui in palestra siamo una grande famiglia, abbiamo tutti buoni rapporti, infatti si ride, si scherza e ci si aiuta quando c’è bisogno. Per quanto riguarda i colleghi, ci sono quelli con cui si va più d’accordo e quelli con cui invece ci sono più discussioni, ma siamo come fratelli e sorelle, collaboriamo e ci diamo una mano.
A: Anche voi tra compagni non andate tutti d’accordo, ma è normale. Stessa cosa tra noi ma alla fine ci vogliamo tutti bene.


Cosa avreste voluto fare da giovani?

A: Io ero propenso a fare lo sbirro, e lo sono ancora: riesco a beccare chi scrive negli spogliatoi e chi fuma. Non ho seguito il mio sogno perché… le mogli e le fidanzate ci rovinano! Non mi hanno permesso di farlo ma era destino. A sedici anni sono scappato dal profondo nord e ho avuto l’opportunità di lavorare qui, ma il mio desiderio al tempo era entrare in un corpo di polizia.
M: E perché non l’hai fatto?
A: La mia fidanzata, oggi mia moglie, mi ha ricattato!
M: Sono abbastanza soddisfatta del percorso lavorativo che ho intrapreso, ma rimpiango di non aver studiato alcune lingue straniere, come l’inglese o il tedesco.


Qual è l’aspetto più negativo del lavoro che fate?

M: La monotonia. A parte la sorveglianza, che ci permette di stare un po’ di tempo con voi, il resto è sempre tutto uguale: pulire i bagni, le classi, riordinare gli archivi… Però durante la mattinata ti puoi sbizzarrire di più e fare anche qualcosa di extra.
A: Non so se fargli spegnere il microfono…
M: Dai dai spara!
A: Sì, il lavoro può essere monotono, ma l’aspetto che pesa di più è la poca considerazione che gli altri hanno di noi. All’infuori dei ragazzi, che ci amano, siamo considerati solo come “i bidelli”, e non hanno capito che senza di noi questo posto non potrebbe andare avanti. Un preside una volta mi ha detto: “Siete l’ultima ruota del carro”, e io gli ho risposto: “Prova a farlo andare avanti il carro senza una ruota”. Io non mi aspetto dei ringraziamenti, però quello che facciamo è poco considerato (in generale, non solo al Mapelli). Si dà sempre più importanza ai docenti, ma alla fine la scuola siete voi ragazzi.


Siete soddisfatti di ciò che fate?

A: Sì, altrimenti avrei cambiato. Ora, a sei mesi dalla pensione, non posso dire di non essere contento di ciò che ho fatto. Anche perché quarant’anni sono tanto tempo per cambiare, ma non l’ho mai fatto. Arrivato alla pensione, ho notato, come ho detto prima, che non ci hanno mai considerato utili, ma ormai non do più importanza a questo.
M: La mia più grande soddisfazione è il rapporto con voi ragazzi. Mi è capitato anni fa di consolare alcuni di voi che non si sentivano bene, e offrire questo sostegno ti fa sentire molto utile.
A: Alla fine i ragazzi quando escono dalla classe perché stanno male trovano noi, e siamo sempre noi ad aiutarli.
M: Fa parte del lavoro, anche se qui in palestra è più difficile perché ci sono meno studenti. C’è anche chi ti manda a quel paese, però ci sta.


Se poteste tornare indietro, rifareste questo lavoro?

A: Anche se come ho detto prima mi sarebbe piaciuto fare il poliziotto, rifarei questo lavoro. L’unico rammarico che ho è non aver preso il diploma, ma sono comunque generalmente soddisfatto.
M: Io non ho rimpianti, sono contenta del rapporto che ho con i giovani.
A: Come dico spesso, mai guardarsi indietro, è stata una mia scelta, nessuno mi ha obbligato, quindi non ho rimpianti.


Qual è il vostro hobby preferito?

A: Il primo è sicuramente fare ginnastica con la forchetta! Il secondo invece è il calcio, anche se mi stanno facendo passare la voglia, visto che è diventato solo soldi.
M: A me piace molto camminare e andare in bicicletta per stare in contatto con la natura. E poi mi piace anche leggere, soprattutto libri gialli e romanzi che trattano di temi e problemi attuali. Mi rilassa molto.


Qual è il viaggio più bello che avete fatto? E il più brutto?

M: Non saprei quale sia stato il viaggio più brutto, ma quelli più belli sono sicuramente le volte in cui vado al mare.
A: Per me il viaggio più brutto è stato Parigi. Non volevo andarci e non ci tornerò mai, tranne se qualcuno paga al mio posto. Quello più bello sarà il prossimo, si spera sempre che il successivo sia il migliore.


Qual è il vostro sogno nel cassetto?

M: Viaggiare.
A: Stare bene. Oggi non mi manca niente, sono pronto per la pensione.
M: Quello è ovvio, però comunque viaggiare mi piacerebbe molto.
A: Una volta volevo essere Maradona. Ma ormai è troppo tardi… Ora penso solo a prendere uno spritz per festeggiare il mio pensionamento.
M: Voi fate la maturità e noi andiamo in pensione!

Alexandra e Fabio

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