Il ritratto di Ginevra de' Benci


Il Ritratto di Ginevra de’ Benci è un dipinto a tempera e olio su tavola di Leonardo da Vinci, datato 1474 circa e conservato presso la National Gallery of Art di Washington DC. Il dipinto è un intreccio di temi quali natura, nobiltà e tristezza, che girano attorno all’immagine della splendida Ginevra de’ Benci. Leonardo dipinse questo quadro all’età di vent’anni, questo spiega le varie imperfezioni presenti sul quadro che testimoniano i suoi primi tentativi pittorici.
Gli storici ipotizzano due motivi per cui Leonardo scelse di ritrarre questa splendida donna: la prima è legata al fatto che il padre di Ginevra, ricco banchiere fiorentino, era amico del padre di Leonardo, quindi vi era una stretta vicinanza tra le due famiglie; la seconda ipotesi fa riferimento al rapporto platonico tra Ginevra e Bernardo Bembo, figlio del noto trattatista e scrittore Pietro Bembo, che si trovava a Firenze in veste di ambasciatore veneziano. Qui, ebbe l’occasione di incontrare la splendida donna della quale si innamorò. I due, tuttavia, non ebbero mai una relazione, visto che Ginevra andò in sposa a Luigi di Bernardo di Lapo Nicolini nel gennaio del 1474 mentre Bernardo tornò a Venezia qualche anno dopo. La seconda ipotesi è quindi la più plausibile, in quanto si pensa che Bernardo commissionò il dipinto a Leonardo e questo spiegherebbe l’espressione triste di Ginevra, voluta dallo stesso Bernardo per evidenziare il mancato rapporto tra i due.
Ginevra è raffigurata a mezzo busto di tre quarti, girata verso destra e fortemente esposta alla luce. Pur essendo una donna di alta nobiltà non indossa gioielli e abiti sfarzosi, bensì una semplice veste con scollatura chiusa e una leggera camicetta bianca. Attorno al collo si nota anche una piccola sciarpa nera, che prosegue lungo il petto e presumibilmente anche sull’addome, anche se rimane un’incertezza poiché si pensa che il dipinto sia stato privato della parte inferiore del corpo di Ginevra probabilmente perché danneggiato, in ogni caso le dimensioni del quadro originale sarebbero dovute essere le stesse della Gioconda. L’acconciatura della donna è tipica dell’ultimo quarto del ‘400, con capelli raccolti sulla nuca lasciando liberi alcuni ciuffetti ricci a coprire parte della fronte. La carnagione chiara, infine, è stata resa possibile da Leonardo con un suo intervento diretto sulla tavola: egli usò le proprie dita per rendere più viva la pelle della donna, lasciando trasparire le proprie impronte digitali.
Lo sfondo del ritratto è principalmente occupato da un cespuglio di ginepro mentre in basso a destra si nota un paesaggio di montagne e torri appuntite, con riflesso su uno specchio d’acqua. La scelta della pianta del ginepro non è affatto casuale, anzi rappresenta due riferimenti alla persona di Ginevra: il primo è legato alla paronomasia con il suo nome (ginepro - Ginevra, suono simile); il secondo fa riferimento al fatto che il ginepro è simbolo di castità, eterna rinuncia ai caratteri sessuali o manifestazioni che vi abbiano in qualche modo attinenza e quindi rimanda all’amore platonico tra lei e Bernardo.
Il dipinto, già conservato presso Palazzo de’ Benci a Firenze, entrò a far parte della collezione dei principi del Liechtenstein che lo acquisirono nel 1733 marcandolo con un sigillo in cera rossa visibile tutt’oggi sul retro. Il 10 febbraio 1967 il dipinto venne acquistato dal museo statunitense per oltre 5 milioni di dollari, e ad oggi si trova nella galleria n°6 dell’edificio Ovest al piano principale.
Un altra curiosità su questo dipinto è la presenza sul retro di un emblema composto da un ramo di alloro e uno di palma che incorniciano l’iscrizione “VIRTUTEM FORMA DECORAT” (La bellezza decora la virtù) posta sotto un ramoscello di ginepro che rimanda al nome della donna ritratta. L’iscrizione e i tre ramoscelli che la circondano vengono associati a virtù morali e intellettuali tipiche del Rinascimento italiano, andando quasi a rappresentare una “poesia dipinta”. Quello in cui si cimenta Leonardo è quindi un chiaro paragone con la disciplina poetica, sostiene infatti che la pittura può conseguire ad esiti uguali, se non migliori, rispetto alla poesia.
Simo
L’immagine utilizzata per questo articolo è un’opera di Leonardo da Vinci ed è pubblicata su WikiMedia con licenza CC0
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