Ritratto di giovane uomo - Raffaello Sanzio

Simo
Scritto da Simo -
Ritratto di giovane uomo - Raffaello Sanzio

Il “Ritratto di giovane uomo” è un dipinto olio su tavola datato 1516-1517 e attribuito a Raffaello Sanzio.

Il dipinto raffigura un giovane posto di tre quarti con lo sguardo rivolto verso lo spettatore; alle sue spalle si può scorgere una finestra con paesaggio collinare e un castello. Il giovane indossa un abito bianco leggero con maniche larghe e una pelliccia marrone che copre la parte sinistra del corpo. Inoltre, porta un cappello nero con foggia tipica dell’abbigliamento rinascimentale italiano, è infatti simile a quello indossato dallo stesso Raffaello nel suo autoritratto conservato a Palazzo Pitti a Firenze. Il giovane presenta una carnagione chiara e capelli marroni lunghi che si confondono quasi con la pelliccia posta sulla sua spalla; i suoi tratti sono molto simili a quelli di Raffaello, tanto che, per molti anni, alcune opinioni sostenevano che il giovane ritratto fosse proprio lui. Gli storici ipotizzano che il dipinto sia stato tagliato nella parte sinistra, forse per adattarlo alla cornice, in quanto è abbastanza improbabile che Raffaello non abbia dipinto parte della mano destra e le gambe.

A questo punto della descrizione vi starete chiedendo giustamente dov’è ubicato questo dipinto, qual è la sua storia dagli inizi del ‘500 e in che mani è stato durante gli anni. Questo capolavoro ha avuto una storia molto tragica, come tante altre opere artistiche e monumentali della nostra esistenza. Partiamo col dire che questo dipinto è stato a lungo conservato a Venezia per poi essere acquistato nel 1807 dal principe Czartoryski, che lo portò a Cracovia nel suo castello con museo annesso dove rimase fino al 1939, anno in cui scoppiò la Seconda Guerra Mondiale.

L’inizio della Grande Guerra mise in serio pericolo tutte le opere d’arte europee (quadri, sculture, libri, reperti archeologici, opere tessili…) in quanto una delle volontà di Hitler fu quella di costruire un grande museo chiamato Fuhrermuseum nella sua città natale, Linz. Dal 1939 al 1943, infatti, i soldati tedeschi che conquistavano nuovi territori dei vari paesi europei erano incaricati di confiscare e imballare le opere d’arte che trovavano lungo il loro percorso in chiese, castelli, musei, palazzi e accademie per poi spedirle a Berlino, cosicché sarebbero potute essere catalogate e successivamente trasportate a Linz.

Fortunatamente il progetto del Fuhrermuseum non fu mai realizzato, e con l’inevitabile sconfitta della Germania nazista i fatti si complicarono: gran parte delle opere europee furono confiscate (ad eccezione delle opere del Louvre, nascoste premurosamente dal direttore del museo e da alcuni collaboratori presso il Museo Jeu de Paume di Parigi), alcune si trovavano già a Berlino, alcune erano ancora per strada mentre altre erano state nascoste dai nazisti in nascondigli strategici, come la miniera di sale di Altausse, la miniera di Siegen, di Merkers e il castello di Neuschwastein nelle Apli bavaresi. Il problema più grande arrivò nel 1945 quando, consapevole di perdere la guerra, Hitler stipulò il Decreto Nerone che sanciva la distruzione di monumenti, infrastrutture e opere d’arte che i soldati nazisti incontravano nella loro ritirata dai paesi europei. Durante l’ultimo periodo della guerra andarono distrutte molte opere specialmente in Italia, sede della ritirata dei tedeschi e della risalita degli americani; i casi più famosi furono senz’altro i ponti di Firenze, l’Abbazia di Montecassino e il convento di Santa Maria delle Grazie di Milano dove l’Ultima Cena di Leonardo rischiò di essere distrutta (questi monumenti furono ricostruiti più o meno fedelmente dopo la guerra). Andarono perdute altrettante opere come il Ritratto di cortigiana di Caravaggio e il Ritratto di giovane uomo di Raffaello, il soggetto di questo articolo.

Purtroppo ad oggi è possibile ammirare solo una fotografia in bianco e nero nel Museo Czartoryski a Cracovia proprio perchè il dipinto non fu mai ritrovato. I colori che vedete nella foto sono infatti frutto di una colorazione non fedele all’originale realizzata digitalmente secondo le tante fonti giunte fino a noi.

Le sorti del dipinto sono quindi legate a qualche aiutante di Hitler che lo confiscò al museo polacco perdendolo poi nel caos generale della guerra. Tuttavia il racconto riguardante le opere d’arte confiscate dai nazisti non finisce qui, poichè ci furono persone che si prestarono a salvare il patrimonio artistico anche in periodo di guerra, ma questo sarà oggetto del prossimo articolo!!!

Simo

L’immagine utilizzata per questo articolo è un’opera pubblicata su WikiMedia con licenza CC0

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Appassionato di arte rinascimentale e numismatica, adoro visitare musei e avvicinare le persone alle mie passioni!

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